Diversi storici e archeologi hanno dato con i loro scritti, notizie che vanno dall’età del ferro a quella moderna. Dell’età del ferro si hanno delle necropoli in contrada Rota e Pirarelli, con tracce di abitato sotto forma di capanne. Nel periodo della dominazione greca in Calabria, sorgeva una grande città dal nome di Medma, la cui ubicazione è contesa tra Rosarno e Nicotera.
Dal VI sec. a.C. cominciò la sua decadenza, Medma subisce la perdita dell’indipendenza, delle ricchezze e dei suoi domini. Il passaggio da un nome all’altro sarà avvenuto tra il I e il III secolo, ma non ci sono notizie storiche precise a riguardo, che spiegano la fine di Medma e l’inizio di Nicotera. Verso il 1500, l’agro di Nicotera Marina comprendeva diverse contrade chiamate tavolati, la cui denominazione aveva una sua origine storica:
• contrada Tarzanà, a oriente del paese, derivante dal Tarzanatus romano, che era il porto;
• contrada Maddamma Diana, derivante da un tempio risalente all’epoca della Magna Grecia, dedicato alla dea Diana;
• contrada S. Pietro, che deriva forse, da una basilica dedicata a S. Pietro, costruita nell’era volgare, su delle rovine greche;
• contrada S. Faustina, anch’essa derivante da una zona ricca di reperti archeologici.
Dopo il sisma del 1783, la zona di Nicotera Marina era ridotta a un luogo paludoso. Fu in tale occasione che il marchese Vito Nunziante, nel 1818, fece bonificare 1/10 della zona. In tale periodo sorse la Marina di Nicotera. Quest’ultima fu eretta a villaggio del comune di Nicotera con un Real Decreto del 18 maggio 1835.
La cava romana
In contrada Agnone, a Nord del paese, all’altezza della stazione ferroviaria, si trova una cava romana (fodina) del II-III sec. d.C. Il sito è caratterizzato da brevi terrazze aperte anticamente sul fianco collinare, il terreno è scosceso per effetto di cedimenti e frane succedutesi nei vari secoli. Sul luogo è stata accertata la presenza di manufatti granitici sfruttati per impiego edilizio; i marmi della cava sono stati rinvenuti nel Foro Traiano a Roma e nei teatri romani di Teano e di Caserta. La cava sovrasta l’ampia rada del porto romano che esisteva anticamente.
Il porto
Gli studi archeologi riguardanti il porto, ci dicono che quest’ultimo fu costruito nel VI sec. a.C. dai colonizzatori di Medma nella rada di Nicotera Marina. Ventisei secoli fa, il mare della rada s’inoltrava mezzo chilometro in più verso l’interno (oltre l’attuale chiesa dell’Immacolata), rasentando la rupestre costiera dell’Agnone, dalla quale i costruttori del porto potevano estrarre la pietra da trasportare sulle imbarcazioni presso i cantieri di costruzione. Il porto durò efficiente circa duemila anni, gli eventi sismici del 1509, 1638, 1659 e 1687 fecero crollare il molo principale. Il porto, prima del Mille, fu dotato di un arsenale marittimo, chiamato Tarsanà. Federico II, fece restaurare questa Tarsanà, dove si costruivano navi da guerra o galee lunghe fino a cinquanta metri; navi del genere furono ordinate all’arsenale da Federico II e da Carlo d’Angiò, quest’ultimo scelse Nicotera Marina come base navale. L’arsenale si trovava nel luogo, ancora oggi chiamato Tarsanà, dove si trovano dei resti di una costruzione con monofore strombate.
Dal VI sec. a.C. cominciò la sua decadenza, Medma subisce la perdita dell’indipendenza, delle ricchezze e dei suoi domini. Il passaggio da un nome all’altro sarà avvenuto tra il I e il III secolo, ma non ci sono notizie storiche precise a riguardo, che spiegano la fine di Medma e l’inizio di Nicotera. Verso il 1500, l’agro di Nicotera Marina comprendeva diverse contrade chiamate tavolati, la cui denominazione aveva una sua origine storica:
• contrada Tarzanà, a oriente del paese, derivante dal Tarzanatus romano, che era il porto;
• contrada Maddamma Diana, derivante da un tempio risalente all’epoca della Magna Grecia, dedicato alla dea Diana;
• contrada S. Pietro, che deriva forse, da una basilica dedicata a S. Pietro, costruita nell’era volgare, su delle rovine greche;
• contrada S. Faustina, anch’essa derivante da una zona ricca di reperti archeologici.
Dopo il sisma del 1783, la zona di Nicotera Marina era ridotta a un luogo paludoso. Fu in tale occasione che il marchese Vito Nunziante, nel 1818, fece bonificare 1/10 della zona. In tale periodo sorse la Marina di Nicotera. Quest’ultima fu eretta a villaggio del comune di Nicotera con un Real Decreto del 18 maggio 1835.
La cava romana
In contrada Agnone, a Nord del paese, all’altezza della stazione ferroviaria, si trova una cava romana (fodina) del II-III sec. d.C. Il sito è caratterizzato da brevi terrazze aperte anticamente sul fianco collinare, il terreno è scosceso per effetto di cedimenti e frane succedutesi nei vari secoli. Sul luogo è stata accertata la presenza di manufatti granitici sfruttati per impiego edilizio; i marmi della cava sono stati rinvenuti nel Foro Traiano a Roma e nei teatri romani di Teano e di Caserta. La cava sovrasta l’ampia rada del porto romano che esisteva anticamente.
Il porto
Gli studi archeologi riguardanti il porto, ci dicono che quest’ultimo fu costruito nel VI sec. a.C. dai colonizzatori di Medma nella rada di Nicotera Marina. Ventisei secoli fa, il mare della rada s’inoltrava mezzo chilometro in più verso l’interno (oltre l’attuale chiesa dell’Immacolata), rasentando la rupestre costiera dell’Agnone, dalla quale i costruttori del porto potevano estrarre la pietra da trasportare sulle imbarcazioni presso i cantieri di costruzione. Il porto durò efficiente circa duemila anni, gli eventi sismici del 1509, 1638, 1659 e 1687 fecero crollare il molo principale. Il porto, prima del Mille, fu dotato di un arsenale marittimo, chiamato Tarsanà. Federico II, fece restaurare questa Tarsanà, dove si costruivano navi da guerra o galee lunghe fino a cinquanta metri; navi del genere furono ordinate all’arsenale da Federico II e da Carlo d’Angiò, quest’ultimo scelse Nicotera Marina come base navale. L’arsenale si trovava nel luogo, ancora oggi chiamato Tarsanà, dove si trovano dei resti di una costruzione con monofore strombate.